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mercoledì 15 giugno 2016

L'analisi prestazionale del Gp del Canada

    CRITICITA' DI MONTREAL....

 






Quello del Gp del Canada è stato un weekend molto tecnico da diversi punti di vista: in primis per le moltissime novità aerodinamiche e meccaniche (il nuovo turbo Ferrari) portate in pista dai team, per la grande difficoltà per tutte le squadre nel trovare il giusto set up meccanico e aerodinamico, ma soprattutto tecnico per il piloti che hanno dovuto fare i conti con un circuito dove sono sempre loro a fare la differenza.                                                           
E proprio il fattore pilota sarà uno degli elementi che dovremmo tenere di più a mente in questa analisi viste le grandi differenze che sono emerse fra compagni di team.
Fondamentale come al solito un richiamo alle caratteristiche della pista di Montreal.
E’ un circuito molto tecnico, da medio basso carico aerodinamico e di alta severità per i propulsori (il 60% di un giro viene percorso a farfalle pienamente aperte).Il primo settore è quello più tecnico, dove c’è bisogno di trazione e carico. Il secondo è invece un settore in cui risulta fondamentale il bilancio aerodinamico, in modo da avere una vettura equilibrata nei veloci cambi di direzione. Il terzo settore è invece un settore soprattutto di motore, sia come potenza massima, ma anche come guidabilità in uscita dal tornantino e dall’ultima e difficile curva. Il manto stradale è levigato con brevi tratti lievemente sconnessi, lo stress da velocità esercitato sulla gomma è molto alto ed è anche molto alta l’energia recuperata in ogni giro (2000/2300 Kj).




Risulta dunque molto importante andare ad analizzare il grafico in cui viene messo a confronto il reale tempo in Q3 con quello ideale dato dalla somma dei migliori settori. Troviamo subito conferme sulla difficoltà dei vari piloti nel fare il giro perfetto, con soli tre piloti (Rosberg, Vettel e Ricciardo) che ci sono riusciti. Tutti gli altri piloti ci sono andati più (Hulkenberg) o meno (Hamilton) lontani.

Interessante anche analizzare il grafico in cui viene messo a confronto il tempo in Q3 con il rilevamento alla speed trap.
 

 

Come al solito in cima alla classifica troviamo le Williams, seguite poi dalle due Ferrari che hanno fatto vedere i frutti degli aggiornamenti portati in pista. Quello che però risulta davvero strano è notare come Hamilton sia risultato il più lento della top ten (escludendo il povero Alonso con i suoi 325km/h), nonostante sia stato lui a firmare la pole. Notiamo dunque che anche in un circuito veloce come quello di Montreal, una vettura troppo scarica in realtà non premia molto. Questo perché c’è comunque bisogno di stabilità in frenata e bisogna cercare di contrastare il poco grip meccanico offerto dalla pista con l’aerodinamica della vettura.

Passiamo dunque all'analisi dei settori, dove ha davvero fatto la differenza Hamilton ?
La vera batosta agli avversari è arrivata nel primo settore, quello più tecnico e in cui c'è generalmente più bisogno di carico, nel secondo invece è Rosberg ad aver segnato il miglior tempo, per poi tornare a farsi vedere Hamilton nel terzo, seppur con distacchi minimi.
In generale emerge un Hamilton che ha corso con un assetto molto carico che non si è rivelato però
un vero vantaggio e non credo proprio che sia il risultato di una scelta voluta dal team per una performance migliore. E' molto più probabile infatti che sia stata una scelta di "sicurezza" viste le alte possibilità di pioggia previste per la gara. Una scelta che in Mercedes sapevano di potersi permettere, viste le ben conosciute doti motoristiche della W07. Infatti nel terzo settore sono riusciti ad essere comunque i più veloci grazie probabilmente ad una frenata e un inserimento in curva più efficaci rispetto alla concorrenza, oltre al solito vantaggio di guidabilità che è tornato a farsi sentire dopo le piccole difficoltà di adattamento sulla gomma Ultrasoft a Montecarlo. Sembra anche che sia
stata una leggera differenziazione di set up fra i due piloti, con Rosberg leggermente più scarico. Set up che potrebbe avergli portato un miglior bilancio aereodinamico, visto il tempo nel secondo settore. In generale bisogna però riconoscere che la Mercedes non è riuscita a dare il meglio di se durante il weekend e il distacco emerso in gara e in qualifica non credo che sia davvero realistico. Di sicuro in Ferrari non hanno però da lamentarsi di questo distacco, che comunque si tratta di un grosso passo avanti rispetto ai gran premi precedenti. Sicuramente innegabile il grande step evolutivo al turbo, che ha portato ad una migliore guidabilità (evidenziabile in tutti i settori del circuito), ma
anche ad un tangibile guadagno in rettilineo, con la Ferrari di Vettel che non solo al rilevamento della speed trap, ma in ogni settore si è posta ai livelli di Williams. Molto importante però far notare la grossa differenza che è emersa fra le due Rosse. Sicuramente Vettel è stato molto più competitivo per quanto riguarda un aspetto puramente umano, ma dai rilievi velocistici e cronometrici risulta evidente che sulla Ferrari di Raikkonen non si sia riusciti a raggiungere gli stessi livelli di efficienza aerodinamica, ipotizzando chiaramente che Kimi non abbia commesso particolari errori in uscita dalle curve. Le performance fra i due piloti sono risultate omogenee solo nel secondo settore, quello in cui



serve più di tutto un corretto bilancio aerodinamico (area in cui la Ferrari come sappiamo si difende sempre bene) e dove il fattore pilota si fa sentire leggermente di meno. Dunque è forse meglio aspettare i prossimi appuntamenti per tracciare un bilancio più accurato su questo aggiornamento.
Per quanto riguarda la Red Bull anche in questo caso gli spunti di analisi non sono molti. I grafici evidenziano dei gaps molto equilibrati e stabilizzati fra i due piloti e in particolare fra i vari settori, a testimonianza di una PU Renault che anche dopo gli aggiornamenti di Montecarlo



non è forse ancora al top, ma che ha fatto comunque un grande passo avanti, come lo ha del resto fatto la RB11 in quanto a efficienza aerodinamica che le ha permesso di risultare competitiva anche in una delle piste che dovrebbero essere ostiche.
Per terminare è anche giusto fare un accenno a Williams e Force India, due vetture originariamente molto simili come filosofia, ma che ora stanno prendendo strade diverse.
Notiamo infatti una Williams che continua sulla sua strada originaria che fa del suo punto di forza il bassissimo Cx che non poteva che portare buoni frutti in una pista del genere, con performance particolarmente competitive nel terzo settore.








Force India invece dopo la grande performance a Montecarlo sta continuando a inseguire la strada di una vettura con alta efficienza aerodinamica globale e non solo in rettilineo, notiamo infatti velocità molto più ridotte rispetto a quello a cui ci aveva abituato, anche se continua a pagare nei settori più guidati. Sarà dunque molto interessante vedere l'evoluzione di questa vettura durante il proseguo della stagione.




 


 











                                 GRAFICI SULLA GARA  

 

 

 
 




 

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