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mercoledì 29 marzo 2017

L'analisi prestazionale del Gp d'Australia


            IN SILENZIO E A TESTA BASSA....



Dopo un inverno di articoli e rumors su una Ferrari in difficoltà con il progetto della nuova vettura, da parte di piccole e grandi testate, e mille altre baggianate sul suo conto, la Ferrari è scesa in pista a Melbourne con una grinta e una determinazione che non si vedevano da tempo. Una vettura molto competitiva da subito, che assieme ad un magistrale Vettel, hanno fatto ingoiare i rospi a chi aveva tanto parlato male di loro, non con le parole ma con i semplici fatti.

Analizziamo dunque quali sono le informazioni che ci sono giunte dall'Australia, per avere una prima idea di quelle che sono le forze in campo. Mi manterrò però molto cauto ed eviterò di andare nel profondo, in quanto è solo il primo appuntamento della stagione, tra l'altro su un circuito un po' atipico, solo con il tempo avremmo un idea più chiara e dettagliata delle qualità delle vetture e se le performance (in positivo o negativo) in questo weekend sono state solo degli eventi a se stanti. 





Per prima cosa, al fine di una analisi più chiara ed efficace, risulta importante delineare le caratteristiche del circuito di Melbourne.
Con i suoi 5.3 km è uno dei circuiti più lunghi del mondiale e per le sue numerose curve e sezioni tecniche richiede un livello medio alto di carico aerodinamico.
Si presenta come un circuito impegnativo per il consumo dei carburante e molto stressante per i freni.
Il primo settore è quello più veloce, che predilige una buona efficienza in rettilineo (intesa come connubio tra potenza della PU e cx ), ma richiede anche dei buoni sforzi di trazione per la sequenza di curva 3/4/5.
Nel secondo settore serve invece un ottimo bilancio aerodinamico e carico per poter affrontare al meglio i curvoni veloci.
Nel terzo settore, infine, servono  carico e tanta trazione per le curve tecniche come la 13, la 14 e il tornantino della 15.


Premesse le caratteristiche del tracciato andiamo dunque a vedere cosa è emerso dalle qualifiche ad Albert Park, in particolare prenderemo in analisi le vetture entrate nel Q3.

In primo luogo risulta interessante analizzare il delta tra i tempi registrati nelle qualifiche del 2016 e del 2017. Mediamente il guadagno rispetto allo scorso anno è stato di circa 1,5 secondi, con l'eccezione della Haas, che lo scorso anno si presentava per la prima volta ad un gran premio. 
Bisognerà aspettare circuiti con caratteristiche meno atipiche, per vedere i famosi 4 secondi di guadagno, anche se già a Melbourne abbiamo comunque visto delle vetture estremamente rapide in curva, a volte anche 20 km/h più veloci. 



Risulta importante anche un richiamo al grafico con il confronto fra i tempi reali segnati nel Q3 e i tempi "ideali" dati dalla somma dei migliori intermedi, così da capire se i piloti sono effettivamente riusciti a dare il massimo nel momento più critico.
Questa volta quasi tutti i piloti sono riusciti ad inanellare il giro più veloce, solo Vettel (strano a dirsi) ha perso per strada un decimo e mezzo (dopo vedremo dove), che lo avrebbe portato a solo un decimo da Hamilton; un dato da non sottovalutare assolutamente!


Risultano dunque questi, in percentuale, i distacchi dalla pole di quelli che al momento si presentano i "top team", con una Red Bull in seria difficoltà e la Haas e la Toro Rosso che lanciano la sfida alla Williams. Sarà interessante vedere l'evoluzione di questo grafico durante la stagione.


Prima importante chiave di lettura delle performance delle vetture è la velocità massima alla speed trap, confrontata con la posizione in qualifica. I distacchi sono abbastanza ristretti tra i diversi competitors se non per l'eccezione della Williams, che come negli scorsi anni è una delle vetture con la migliore efficienza in rettilineo (Stroll ha segnato la velocità massima più alta: 328 km/h), e di Hamilton. Sembra esserci stata una differenziazione di set up tra i due Mercedes, con Hamilton che ha preferito una configurazione più scarica rispetto a quella del compagno. 
Non fanno vedere segni di sofferenza le due motorizzate Renault, anche nonostante il gap esistente tra la PU francese e quelle degli avversari (sul quale girano insistenti voci), a conferma della linea progettuale "low drag" che sembra essere stata perseguita da Newey sulla Red Bull.
Da segnalare che in questo primo gran premio Renault ha usato un MGU-K in configurazione 2016.


Andiamo ora più nel dettaglio (sempre con una certa cautela però), analizzando i grafici in cui vengono riportati i distacchi percentuali tra i migliori piloti della top ten e le relative top speed nei tre intermedi.
Emerge una Mercedes molto competitiva ovunque, in particolare nel primo settore con Hamilton, probabilmente grazie al suo set up più scarico, scelta che  non ha molto pagato poi nel secondo e terzo settore, dove hanno prevalso Vettel e Bottas con i loro assetti più carichi. 
In generale la vettura sembra essere molto composta e facile da guidare, con la solita capacità di assorbire perfettamente i cordoli senza scomporsi. Un po' come lo scorso anno, ma con la sostanziale differenza che questa volta c'è una minacciosa rossa che gli sta dietro a poco più di un decimo, mettendo così pressione sui piloti e i tecnici della casa tedesca, condizione che hanno potuto sperimentare solo poche volte negli scorsi anni.
C'è poi un particolare molto interessante emerso dagli on board (di cui trovate le immagini sotto i grafici del terzo settore), ovvero la velocità di percorrenza di curva 12. 
Guardando i camera car si nota che Vettel affronta questa sezione senza mai alzare il piede, a differenza di Hamilton e Bottas che lo alzano entrambi per un attimino perdendo così ben 10km/h di velocità all'apice della curva.
E' quasi impossibile potersi pronunciare sul perché di ciò, ma un idea potrebbe essere che uno degli svantaggi (evidentemente minore dei vantaggi) che emerge dal passo più lungo, sia una minore rapidità della vettura nei cambi di direzione veloci, ma ripeto è solo un ipotesi.
Di certo c'è di sicuro la bontà della Ferrari, che finalmente abbiamo visto composta e facile da guidare, a differenza degli anni passati. 
Ce ne dà conferma il tempo di Vettel nel terzo settore, quello più tecnico e  più di trazione, dove è risultato il più veloce, ma anche quello a solo lo 0,1% da Hamilton nel secondo intermedio.
Una vettura sincera che è riuscita a dare il giusto feeling di guida a Vettel, un po' meno a Raikkonen e che con le sue ali che flettono molto e il rake molto alto ricorda quasi la Red Bull degli anni scorsi. E soprattutto che finalmente (perlomeno in questo primo Gp) ha saputo gestire le gomme al meglio sia in gara che qualifica.
Tornando a quanto vi avevo accennato prima, il potenziale reale di Vettel era stare ad un decimo e due da Hamilton, ma a causa di due errori il distacco reale nel Q3 è risultato il doppio.
Entrambi gli errori sono simili, in quanto si tratta di un dannoso sovrasterzo in uscita di curva dopo aver preso forse con troppa violenza il cordolo interno della curva, portando il posteriore della monoposto a scomporsi.
I due errori sono avvenuti in curva 1 e curva 12 (le immagini di curva 12 sono qui sotto), ma del resto sono soltanto il segnale di un Sebastian che stava davvero cercando il limite.
Poco da dire sulla Red Bull, che oltre a non essere efficace in curva come gli scorsi anni, a causa di quella che ad una semplice analisi visiva della vettura sembra essere una filosofia "low drag", è risultata pure molto nervosa e difficile da guidare, probabilmente a causa del sistema sospensivo a cui è dovuta ricorrere dopo il banno della FIA.
Molto meglio la sorellina Toro Rosso e la Haas, che hanno entrambe evidenziato interessanti doti telaistiche e che risulterà molto interessante vedere e analizzare nelle prossime gare.

Per il momento è tutto, ci vediamo in Cina, sperando di avere qualche conferma in più.
Ciao e keep pushing !!! 😉

Ps non dimenticatevi di dare un occhiata ai passi gara in fondo alla pagina!






















(Le immagini dell'on board camera che mettono a confronto le velocità all'apice di curva 12)















               GRAFICI SULLA GARA 









mercoledì 26 ottobre 2016

L'analisi prestazionale del Gp degli Stati Uniti

                      STORIE DI COWBOY


  
Storie di cowboy che non mollano mai, anche se hanno una macchina poco competitiva... 
30 punti di svantaggio dal compagno di squadra che sembra ormai destinato al titolo...
o un cambio triturato,
loro spingono sempre...


Il gran premio di Austin, nonostante i cowboy della F1, è stato un gp abbastanza spento e privo di azione, all'interno del quale si è però delineato un quadro tecnico abbastanza chiaro e di semplice lettura, dandoci conferme, ma anche qualche piccola sorpresa.
Per prima cosa però delineamo le caratteristiche del circuito di Austin. 
E' un circuito completo e tecnico in cui contano sia le qualità telaistiche sia quelle motoristiche.
Il primo settore è quello in cui conta di più il carico e in particolare il bilancio aerodinamico, in modo da avere una vettura composta e rapida nel susseguirsi di cambi di direzione da curva 2 a curva 6.
Nel secondo settore si può dire che conti in generale l'efficienza aerodinamica, vista la necessità di una vettura veloce nell'allungo da curva 11 a curva 12, ma anche di una vettura veloce nella sezione da curva 7 a curva 10.
Il terzo intermedio è quello invece dove serve più trazione, fondamentale per uscire al meglio dalle curve strette e carico, per affrontare al meglio il complicato curvone che formano la curva 17 e 18, in cui si arriva a frenare quasi a ruote sterzate.




Importante come al solito il richiamo al grafico con il confronto fra il reale tempo del Q3 e il tempo ideale dato dalla somma dei migliori settori. Possiamo notare che solo tre piloti sono riusciti a tirare fuori il miglior giro nel Q3 (Hamilton, Verstappen e Raikkonen). Bisogna comunque riconoscere che in generale il gap dall "ideal" è davvero ristretto, con picchi che arrivano ad un accettabile tre decimi. 

Passiamo ora a quello che è il tema più interessante del Gp ma in generale della fine di questo campionato, ovvero la sfida Red Bull/Ferrari. Dopo il sorpasso in classifica costruttori ( si guardi il grafico qui sotto), avvenuto al Gp di Ungheria possiamo chiaramente notare come la Ferrari abbia incominciato un trend negativo interrotto solo in Belgio e in Giappone, e culminato proprio qui in America.La Red Bull invece, dopo gli aggiornamenti Renault, si è stabilizzata attorno ad un buon 0,6% di distacco dalla prima della classe. 
 Passando ora ai grafici inerenti solamente al Gp, risulta interessante dare un occhiata al grafico con le velocità massime rilevate alla speed trap. Salta subito all'occhio la linea relativa a Raikkonen, che oltre ad essere stato il più veloce di tutti, ha chiaramente girato con un set up più scarico di Vettel. Set up che sembra però aver pagato di più rispetto a quello scelto dal suo compagno di squadra. 
Infatti, come si può notare dai grafici sui distacchi percentuali nei vari settori, Raikkonen si è rivelato più competitivo di Vettel anche nei settori più guidati, probabilmente per un bilancio aerodinamico migliore portato da questa scelta di assetto. 

Importante anche notare l'enorme deficit di velocità di Sainz, pari ad addirittura 10 km/h rispetto al più veloce. Nonostante tutto ciò Carlos si è ritrovato 10° in qualifica e sesto in gara, il tutto a conferma della qualità del telaio della vettura di Faenza. Ciò si può anche notare dai grafici, che ci dicono che il settore in cui la Toro Rosso è stata più competitiva rispetto agli avversari è proprio il terzo, ovvero quello di telaio, per poi perdere invece un' eternità nel secondo. 
Passando alla Mercedes risulterebbe banale ripetere le qualità di questa vettura, nella quale, come al solito, è stata la grande efficienza aerodinamica a fare la grande differenza.. 
E' dunque più interessante analizzare il confronto Rosberg /Hamilton, con il tedesco che di fatto ha perso la pole nel primo settore, dove si è preso 3 decimi dall'inglese, per poi invece segnare il tempo record nel secondo e nel terzo settore. 
Difficile dire il perché di tutto ciò. Secondo me la causa si può ricercare solo nell'errore umano, con Rosberg che probabilmente non è riuscito a trovare una traiettoria efficace come quella di Hamilton nel serpentone, mancando di velocità all'interno della curva.
Ce ne può dare conferma il grafico con le velocità nel primo settore, rilevamento posto dopo l'uscita di curva 6, con Rosberg più lento di Hamilton di ben 6 km/h. 
Sul dato di Vettel stendiamo invece un velo pietoso..
Infatti dopo un weekend che era sembrato una sorta di rinascita (in qualifica) per la Ferrari, qui ad Austin si è dovuti ritornare con i piedi per terra (o forse sotto..).
Abbiamo dunque capito che la perfomance  di Suzuka, arrivata per un ottimo set up scelto dagli ingegneri che ha permesso di far funzionare bene la gomma, ma anche di avere una vettura dall'ottimo bilancio aerodinamico (ed anche per una Mercedes senza manettino girato),è qualcosa di concretamente non ripetibile.
O meglio, potrebbe esserlo se solo la SF16-H non fosse una vettura così imprevedibile, che al minimo cambio delle variabili, può diventare o una vettura guidabile o una barca!
E questo è sintomo di una base progettuale con tante lacune, alla quale in Ferrari non sono riusciti e ormai non provano più a rimediare. 

Per il momento è tutto, ci vediamo la prossima settimana in Messico. Ciao e keep pushing !!!!











GRAFICI SULLA GARA